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16.10.15

IL BAMBINO (NON) VEGANO RICOVERATO A BELLUNO

Soltanto ieri, 15.10.15, ha destato clamore la notizia diffusa su giornali e testate web, che voleva un bimbo vegano “in condizioni critiche” ricoverato in ospedale a Belluno. Notizia tanto clamorosa quanto sbagliata: intanto il bimbo in questione non era vegano, ma neppure svezzato.
Ho sentito personalmente il Dottor Giangiacomo Nicolini, che ha partecipato in qualità di medico ospedaliero alla vicenda, e mi ha spiegato che, semplicemente, sebbene avesse un’età di circa due anni e mezzo, il piccolo assumeva esclusivamente latte materno; latte peraltro presumibilmente carente per motivi riconducibili a scelte alimentari materne che lo stesso sanitario ha rappresentato come lacunose. Ciò non in quanto vegana, bensì poichè scarsamente informata sui principi della corretta alimentazione.
Il fatto interessante è che tale episodio risale ad alcuni mesi fa, prima dell’estate, eppure è stato segnalato come contemporaneo e con toni ed espressioni manifestamente allarmistiche: dovrebbe preoccupare e far riflettere il fatto che si verifichino simili episodi.
Leggere titoli come “vegano” accanto a cronache di malattie o problemi di salute richiama l’uso strumentale e sensazionalistico di termini come “immigrato” o simili, volto ad ingenerare nel lettore un timore aprioristico nei confronti di categorie specifiche (o presunte tali).
Personalmente affronto simili questioni quotidianamente, anche nelle aule di Giustizia, e preoccupa questa tendenza a creare categorie e poi contrapporle, mettendo da una parte i vegani e dall’altra i “normali”: se dovessimo accostare il termine “onnivoro” a tutti i casi di bambini e adulti ammalati per cause alimentari, i giornali che se ne occupassero dovrebbero essere rilegati con la copertina rigida.
Il migliore auspicio che tutti possiamo rivolgerci è di uscire dai preconcetti, e lasciare che le idee si formino sotto la luce della verità, anziché all’ombra del pregiudizio.

 

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