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Uno
dei numerosi paradossi della nostra società riguarda il trattamento che
essa riserva ai vegetariani: chi pratica una scelta altruistica e,
comunque, improntata al rispetto di sé, nonché di tutti i viventi
(animali umani e non) e dell’ecosistema, infatti, dovrebbe essere
incentivato e coadiuvato da politiche legislative ed economiche
favorevoli, anziché essere ostacolato, emarginato e ostracizzato.
Il
pregiudizio nei confronti dei vegetariani (con ciò intendendo latto-ovo
vegetariani, vegani, fruttariani, crudisti, etc.) inizia molto più a
monte di quanto normalmente si pensi e, precisamente, dai finanziamenti
pubblici che vengono copiosamente erogati all’industria alimentare che
produce derivati animali, consentendone la vendita a prezzi
concorrenziali e perfino inferiori rispetto a quelli dei vegetali: ciò
è possibile poiché la differenza è già stata pagata con il denaro
pubblico. In questo modo, senza alcun diritto di scelta, tutti i
vegetariani concorrono a finanziare la produzione di cibi animali. Il
paradosso prosegue, sempre in ambito economico, con fenomeni ignoti ai
più: per esempio, dopo aver “offerto” ai consumatori di latte vaccino
prodotti a prezzo ribassato per effetto degli aiuti pubblici, i
vegetariani che scelgono di consumare latte di soia si trovano anche a
pagare l’IVA intera (21%) anziché quella ridotta (4%) che viene
applicata al primo.
Durissima, poi, la vita, per i giovanissimi
vegetariani, che fin da neonati sono soggetti a ogni tipo di giudizio
da parte di medici e “consulenti” scarsamente informati circa i danni
cagionati dal consumo di prodotti animali e riguardo ai benefici di
quelli vegetali. Spesso, a latere delle considerazioni di ordine
“scientifico”, i genitori vegetariani sono costretti a subire anche una
riprovazione morale, sentendosi tacciare di aver indebitamente imposto
le proprie scelte ai figli, come se – invece – tutti gli altri genitori
del mondo non trasferissero ai propri figli le loro scelte educative,
alimentari, etiche, religiose, etc. Si sono verificate perfino
sottrazioni dei minori alla potestà dei genitori, veti all’adozione e
trattamenti sanitari obbligatori di bambini educati al vegetarismo: ciò
in base a pregiudizi ammantati di perizia scientifica e all’inesistenza
di istituti giuridici appropriati. I
pregiudizi sociali della questione vegetariana sono probabilmente i più
evidenti: fin dall’asilo, infatti, si incontrano ostacoli (talora
insormontabili) nel condurre serenamente e correttamente questo regime
alimentare. Benchè la maggior parte dei diritti sottesi a questa scelta
siano di rango costituzionale, perfino le pubbliche amministrazioni
omettono di accogliere la richiesta di menu alternativi privi di
prodotti animali. I
vegetariani al ristorante scontano l’assenza di menu dedicati, di
valide alternative ai cibi animali nutrizionalmente equilibrate e
perfino la mancanza di adeguate indicazioni circa gli ingredienti
utilizzati nella preparazione dei pasti, con la conseguenza di doversi
adattare, rinunciare a consumare pasti fuori casa, oppure farlo tra
mille scrupoli e attenzioni per evitare di scegliere pietanze
contenenti prodotti animali. In questo modo, oltre a tutti i limiti e
le rinunce, il vegetariano all’interno di un gruppo finisce per
risultare “problematico” e subirne la conseguente emarginazione.
Benchè
sia auspicabile l’emanazione di norme in materia, troppo spesso i
vegetariani finiscono per dismettere o rinunciare ad esercitare diritti
di cui godono e che sono sanciti perfino nella Costituzione: per questo
motivo tutti i comportamenti volti a limitare la pratica del
vegetarismo o a discriminarne i fautori rappresentano condotte illecite
che, accanto al diritto di esigere l’adozione di condotte non
discriminatorie, possono altresì determinare il diritto al risarcimento
dei danni patiti. I danni oggetto di risarcimento possono essere sia
di natura patrimoniale che extrapatrimoniale: in particolare i danni
morali rappresentano una categoria particolarmente rilevante ogni qual
volta risulti interdetto un diritto costituzionale quale la libera
estrinsecazione della personalità o l’educazione della prole, nonché la
salute, etc. |